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TORRI, TETTE E TORTELLINI.

“Domani è San Petronio! Non si lavora, vero? Vero?” (Cit. Selena)

Vi invito a fare un esperimento. Prendete una persona a caso e chiedetele qual è la prima cosa che le viene in mente pensando a Bologna.
Non ci crederete, ma ne andiamo talmente tanto orgogliosi che ne abbiamo perfino fatto il nostro slogan: torri, tette e tortellini.
Eh sì, qui sappiamo come goderci la vita. Lasciatevi i peccati capitali alle spalle; Bologna è la signora del terzo piano che cucina tutta la domenica mattina saturando l’androne delle scale col profumo del sugo e del bollito. Bologna è l’amica che ti apre la bottiglia di vino “da soldi” solo perché sei tu. Bologna è la vicina che si cambia il reggiseno con le finestre lasciate aperte per sbaglio. O forse no, sa benissimo che la stai guardando, ma continua comunque.
A Bologna il piacere regna e la nostra cucina è la nostra arte.
Il 4 Ottobre, San Petronio per l’appunto, patrono di Bologna, è solo un’ulteriore scusa per scendere in strada a mangiare.

Sono sei anni che a Palazzo Re Enzo si celebra il RE tortellino, trionfo della nostra città. Numerosi ristoranti di Bologna e dintorni schierano le loro migliori truppe per cucinare e accogliere le persone in un turbinio di profumi, sapori e originali versioni di questo piatto. I puristi storceranno il naso vedendo il tortellino accostato alla zucca, ai funghi e alla frutta secca, ma vi do la mia parola che non si esce delusi da questa degustazione.
Mi armo di 5 tagliandini e mi addentro fra i banchi per scegliere quali piatti assaggiare. Vi giuro, è davvero difficile decidere da cosa cominciare. Guardare gli chef è un vero incanto, starei ore a fissarli mentre mantecano quintali di pasta fresca nelle cremine di parmigiano o di patate.
Se ci provassi io sarebbe un completo disastro.

Con i morsi della fame mi butto con il mio primo tagliandino verso Officina del gusto, attratta dal nome che hanno dato al piatto: “Autumn in Castnes“. Io amo l’autunno e la zucca quindi mi sembra perfetto iniziare così. La cremina di zucca, i brustulini tostati e la saba accostati ad un tortellino tradizionale sono perfetti.
Per il secondo assaggio mi dirigo incuriosita verso Fourghetti e al giovanissimo chef del suo staff che propone non tortellini ma tortelloni, accompagnati con crispy d’oca al pepe nero, cipolla dorata di Medicina e pomodorini appassiti. Ammetto che mi butto su questo soprattutto per la crispy d’oca. Quando mi ricapita di assaggiare una crispy d’oca? Solo a pronunciarla rievoca robe da ristorante stellato. Crispy d’oca. Un po’ come la parola crumble: quelle cose che dici perchè fanno figo. La crispy d’oca vale il piatto, ve lo assicuro: saporita e croccante, è un accostamento vincente ai tortelloni. Rimpiango solo che il piattino fosse così piccolo.
Per il terzo assaggio, ovviamente, vado verso quelli che hanno usato la parola crumble di parmigiano. Mi comprano facilmente. Tortellini in crema di fiori di zucca, funghi porcini e crumble di parmiagiano di Vi.Vo.Taste Lab. Da leccarsi i baffi.
10 minuti di pausa, ed è l’ora di punta del pranzo: comincia ad esserci il pienone. Gli chef sono sempre sorridenti ed esibiscono orgogliosi le loro creazioni, mentre si aggirano tra la folla con un bellissimo cappello a forma di tortellino.
Decido di muovermi e di completare la mia degustazione con il piatto del Ristorante I Carracci: tortellini tradizionali, burro di montagna, parmigiano 30 mesi, nocciole e gocce d’arrosto e con il piatto dell’Antica Trattoria di Sacerno: tortellini, patate, limone e pancetta. Tutto buono. Sono felice.

A questo punto vorrei altri soldi per ricominciare e assaggiare tutto il resto. Mi dispiace aver saltato il piatto di Laura Antonelli e della sua Taverna del cacciatore, che è un must, e quello del Ristorante Cesoia.
Ma anche tutti gli altri. L’anno prossimo recupererò. Anche se molto probabilmente ci arriverò rotolando, di questo passo.

 

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